La dea fortuna (2019)
di Ferzan Ozpetek
con Stefano Accorsi, Edoardo Leo, Jasmine Trinca, Filippo Nigro
Ozpetek torna in quella che si potrebbe definire la sua zona comfort, quella de Le Fate Ignoranti e di Mine Vaganti, con le sue famiglie allargate composte da personaggi che vivono vicino, che trascorrono un sacco di tempo insieme tra cene e feste e che sono incredibilmente “open mind”. Il film è il trionfo dei nuclei familiari alternativi, tra coppie gay, madri single, travestiti, con l’unica coppia tradizionale che comunque tradizionale non è, visto che il marito soffre di Alzheimer e ogni giorno la moglie deve riconquistarlo…
In questo contesto che, anche per la presenza di Accorsi e qualche altro attore feticcio del regista sembra quello di un seguito de Le Fate Ignoranti, si muovono i due protagonisti, la coppia Leo-Accorsi (appunto), fidanzati da una vita, in crisi di passione, abbonati alle scappatelle extraconiugali accettate da entrambi masticando amaro e che si ritrovano a doversi prendere cura di due bambini, figli della carissima amica Annamaria (Jasmine Trinca), costretta a un ricovero forzato in ospedale.
La storia procede in modo tutto sommato prevedibile ma anche piacevole, senza guizzi ma nemmeno noia. L’accelerazione finale, con la comparsa della nonna dei due bimbi in versione megera, fa cadere rovinosamente il livello del film, solo in parte risollevato dal finale a cui non manca perfino un po’ di poetica.
La dea fortuna parla di amore, amicizia, solidarietà e desiderio di paternità e lo fa riuscendo a strappare un sorriso e con un’apprezzabile delicatezza (improvvisamente dimenticata nella parte ambientata in Sicilia), lo fa con il gusto del tempo trascorso insieme, dei balli sotto la pioggia e delle tavole imbandite. Siamo lontani dal grande cinema così come da un film da ricordare negli anni a venire, ma le due ore di visione scorrono quasi sempre piacevoli, il che è già molto di questi tempi.
Voto: 6
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