Ariaferma (2021)

di Leonardo di Costanzo

con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Pietro Giuliano

 

In un carcere che sta per essere chiuso, a causa di un intoppo burocratico una dozzina di detenuti devono prolungare di qualche giorno il loro “soggiorno” prima di essere trasferiti in altre prigioni. Alcune guardie, stanche e preoccupate, perché si sentono abbandonate dallo Stato e dalle istituzioni (la direttrice è la prima a salutare e partire verso altri lidi) vengono assegnate al controllo dei prigionieri e, per scongiurare problemi, decidono di radunarli in un’unica zona, una sorta di “piazzetta”, con le celle che vi si affacciano.

La tensione sembra covare sotto la cenere e le provocazioni del più anziano tra i detenuti – Carmine Lagioia (Silvio Orlando) – sempre pronto a richieste e rivendicazioni, tra sciopero della fame e grida, lascia presagire quale possa essere l’epilogo. Ma, mentre i giorni passano e l’atteggiamento del capo delle guardie Gaetano Gargiulo (Toni Servillo, visto anche nel recente E’ stata la mano di Dio) si fa più conciliante, le dinamiche dei rapporti tra secondini e reclusi si modificano e ognuno, lentamente, comincia a vedere nell’altro non solo un nemico ma un semplice essere umano

Ci sono i confini angusti di un carcere ma anche quelli del pregiudizio a fare da cornice ad Ariaferma, il nuovo film di Leonardo di Costanzo, disponibile in streaming su Prime Video. E ci sono sia una precisa direzione nell’analisi dei rapporti sia la scelta di assegnare al personaggio di Servillo, che dovrebbe essere il più duro e scrupoloso paladino del rispetto delle regole, una sensibilità e un’empatia che si ha sempre l’impressione che, presto o tardi, gli si possano ritorcere contro.

Film d’ispirazione quasi teatrale, Ariaferma si avvale dell’interpretazione di due tra i migliori attori italiani – Servillo e Orlando – i cui caratteri evolvono dalla reciproca diffidenza al rispetto, in questo influenzando le relazioni tra tutti gli altri personaggi. Merita poi una menzione la scenografia, con gli ambienti del carcere, degradati, abbandonati, pronti quasi a fare emergere deformi creature da manicomio criminale, che contribuiscono a innalzare il livello di tensione della situazione. Ma che, alla fine, al di là delle apparenze, non fanno perdere ai protagonisti quell’umanità che invece – come abbiamo visto anche in recenti fatti di cronaca – molto spesso resta fuori dalle mura delle prigioni. Da vedere.

 

Voto: 7.5