Cloaca (2003)
di Willem Van de Sande Bakhuyzen
con Pierre Bokma, Gijs Scholtern Van Aschat, Jaap Spijkers, Peter Blok
Quattro amici over 50 si ritrovano, ognuno con i suoi problemi e, in nome dei vecchi tempi, cercano di lasciarseli alle spalle, di aiutarsi, di superare anni in cui i rapporti si sono raffreddati e le frequentazioni dilatate. C’è Pieter (Pierre Bokma) che ha ricevuto dei quadri in regalo dai suoi datori di lavoro che, ora che l’autore è morto e i dipinti hanno acquistato valore, li rivogliono indietro e lo accusano di averli rubati.
C’è Joep (Gijs Scholtern Van Aschat), politico in rampa di lancio che aspetta di essere nominato ministro. C’è Maarten (Jaap Spijkers) regista teatrale intellettualoide con la passione per le attrici giovani e per questo disposto a chiudere entrambi gli occhi su concetti come etica e lealtà. E c’è Tom (Peter Blok) avvocato in caduta libera, reduce da due mesi in comunità.
Questi sono i personaggi attorno a cui ruota Cloaca, film danese passato assolutamente sotto silenzio in Italia ai tempi della sua realizzazione e che può essere visto in streaming su Netflix in lingua originale con sottotitoli. Vale la pena? Secondo me sì, perché il film del regista con il cognome più lungo della storia (Willem Van de Sande Bakhuyzen) è girato con maestria e con originalità.
Originalità che ritroviamo anche nella sceneggiatura – ispirata all’omonimo spettacolo teatrale, cosa piuttosto evidente dalle ambientazioni praticamente tutte in interni – che riesce a svelare, scena dopo scena, le personalità dei quattro protagonisti nonché le dinamiche che regolano i loro rapporti (e quello che realmente sono, al di là di un’amicizia che sa tanto di facciata). Cloaca è spiazzante, alterna spesso il registro – ora divertente, ora drammatico – e non è mai banale, come invece la trama potrebbe lasciar pensare.
Voto: 7
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