Trama e recensione di Kafka a Teheran (Ayeh haye zamini – 2023)

Registi: Ali Asgari e Alireza Khatami

Cast: Bahram Ark, Sadaf Asgari, Gohar Kheirandish, Hossein Soleimani, Faezeh Rad

Una telecamera fissa, a incorniciare dodici brevi storie, di personaggi che si trovano, loro malgrado, a scontrarsi con l’ottusità della legge islamica iraniana che vuole imporre la sua visione del mondo. Un’unica inquadratura, a simulare un’intervista, estrapolata da reali situazioni di vita vissuta in quel di Teheran.

La scelta dei registi Alireza Khatami e Ali Asgari per il loro Kafka in Teheran è all’insegna dell’eliminazione di tutto il superfluo: niente movimenti di camera, niente montaggio, niente colonna sonora. Solo una persona, di fronte a un’altra – che rappresenta l’autorità religiosa – e costretta a giustificare un comportamento che in molte altre parti del mondo sarebbe normalissimo.

Ecco dunque il padre “colpevole” di non aver scelto per il proprio neonato un nome gradito all’anima religiosa del Paese oppure l’uomo a cui vengono contestati una maglietta di Topolino e tatuaggi troppo vistosi mentre deve solamente rinnovare la patente… Tutte le storie diventano, dunque, un espediente per stigmatizzare i bigottismi e le oppressioni con cui i cittadini iraniani devono quotidianamente fare i conti.

La scelta di lasciare gli interlocutori fuori campo li rende un’espressione ancora più fondamentalista e burocrate di uno stato senza volto ma che non perde occasione di limitare la libertà individuale.

Ma rende anche lo spettatore tutt’uno con l’oppressore, di cui non vede mai la faccia ma di cui condivide la sconcertante visione degli iraniani comuni oppressi, tutte persone per bene trattate con disprezzo e senza alcun tipo di empatia.

Nota di merito per il cast, con gli attori che hanno dovuto recitare la propria parte senza soluzione di continuità, in un unico piano sequenza di diversi minuti. Ognuno, sola presenza sullo schermo per il tempo del suo episodio, ha saputo offrire una performance nella quale alterna incredulità, speranza che si dissolve, disgusto crescente e rassegnazione finale.

La struttura a episodi del film è inevitabilmente disomogenea e le dodici storie alla fine ruotano tutte attorno allo stesso tema di ingiustizie e corruzioni istituzionali. Però sono tutti tasselli fondamentali, che ci raccontano di un popolo a cui è stata tolta la libertà delle cose semplici.

Al momento Kafka in Teheran non è (purtroppo) disponibile su alcuna piattaforma di streaming.

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Voto: 8