Le otto montagne (2022)

di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch

con Alessandro Borghi, Luca Marinelli, Filippo Timi, Lupo Barbiero, Cristiano Sassella

 

Bruno e Pietro diventano amici quasi “per forza”. Del resto sono gli unici due bambini che vivono in un paesino di montagna. Bruno (Cristiano Sassella) ci abita tutto l’anno, Pietro (Lupo Barbiero) vi trascorre i mesi estivi. Il legame tra i due si consolida velocemente, anche grazie a Giovanni (Filippo Timi), il padre di Pietro, che – nei rari momenti in cui riesce a lasciare il lavoro a Torino – li porta lungo i sentieri degli strepitosi scenari in cui Le otto montagne è ambientato.

Una serie di vicissitudini porterà i due giovani a perdersi di vista per tanti anni, finché un evento drammatico non li farà ritrovare, ormai adulti e interpretati da due tra i migliori attori italiani di questa generazione: Luca Marinelli (di cui potete leggere la recensione di Ricordi?, di Diabolik e di Martin Eden) e Alessandro Borghi (di cui ho recensito Fortunata, The hanging Sun, Mondocane e la serie TV Diavoli).

Il film realizzato da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch e basato sul romanzo di Paolo Cognetti è una storia di amicizia… quella che non ha bisogno di parole, che resiste agli anni, alla lontananza, a caratteri non semplici e alla durezza della montagna. E alla gelosia, per un padre che Pietro non ha mai davvero conosciuto e che, invece, ha condiviso tanto con Bruno, anche se suo figlio non è…

Tutte le vicende sono incorniciate da paesaggi che tolgono il fiato (è girato a Brusson, in Valle d’Aosta), che aprono occhi, cuore e polmoni ma che possono anche essere spietati nella crudezza del vento e della neve dei mesi invernali. Questa forza degli elementi e questa bellezza che appaga i sensi si ritrovano solo in parte nel film e si perdono, in modo particolare, proprio quando Pietro e Bruno si ritrovano da adulti. Insomma entrano in gioco i “grandi calibri” ma il film tende a dilungarsi, a girare attorno alle dinamiche che i due vivono e si smarrisce tra l’eremitismo di Bruno e l’irrisolutezza di Pietro.

Curiosa e non esattamente comprensibile la scelta di girare il film nel formato 1.33 :1, decisamente televisivo e che non si apprezza al meglio sullo schermo cinematografico, ancora meno quando le ambientazioni sono così protagoniste della vicenda.

Nel complesso Le otto montagne è un buon film, forse eccessivamente lungo, che si sfilaccia nella seconda parte ma che riesce a emozionare e a mettere l’accento sull’amicizia, quella solida come i muri di una casa di pietra, costruita sulla cima di una montagna. Menzione finale per i due protagonisti, in particolare per come Alessandro Borghi sia riuscito a trasformare il suo marcato accento romanesco in quello di un montanaro delle valli!

 

 

Voto: 6.5