Mondocane (2021)

di Alessandro Celli

con Alessandro Borghi, Dennis Protopapa, Giuliano Soprano, Barbara Ronchi, Ludovica Nasti

 

Ambientazione post-apocalittica che attinge a piene mani da fatti di cronaca ben noti. Mondocane, infatti, si svolge in una Taranto di un futuro non troppo lontano, una città devastata dall’Ilva, in cui interi quartieri sono diventati invivibili e altri sono recintati, per impedire ai reietti che ci vivono di entrare in contatto con quelli con i soldi, ovvero quelli che comunque se la sono cavata. In questo luogo in cui l’acciaieria incombe, in cui il terreno è velenoso e i miasmi impregnano l’aria, detta legge Testacalda (Alessandro Borghi, lontano anni luce dal suo personaggio della serie Diavoli) con la sua banda di Formiche, ragazzini addestrati a rubare e uccidere. In questo contesto di povertà e disagio è logico che i due protagonisti adolescenti, legati da una straordinaria amicizia – Mondocane (Dennis Protopapa) e Pisciasotto (Giuliano Soprano) – non ambiscano ad altro che entrarne a far parte. Costi quel che costi.

Film coraggioso, che strizza l’occhio tanto a Mad Max quanto a 1997: Fuga da New York e che non disdegna l’utilizzo del dialetto pugliese, Mondocane si fa apprezzare per l’ottima atmosfera e per la resa del mondo in cui i personaggi si muovono. Lo sviluppo della vicenda probabilmente non è il massimo dell’originalità, alcuni passaggi, in particolare nella parte centrale, tendono a essere eccessivamente stiracchiati (anche perché parliamo di quasi due ore di durata) e il personaggio interpretato da Borghi – così come alcuni sui sottoposti – vira in modo esagerato verso la macchietta.

Detto questo, il film ha comunque una sua forza, in modo particolare grazie alla capacità di delineare il rapporto di amicizia tra Mondocane e Pisciasotto, che sembra inattaccabile ma che lentamente si corrode, come se fosse venuto a contatto con uno degli acidi che ha devastato il territorio. Inoltre – e questo è l’indiscusso merito dell’opera del regista e sceneggiatore Alessandro Celli – l’epilogo riesce a stupire, portando la storia ben lontano dai cliché e da quello che lo spettatore si aspetta. Insomma Mondocane non è perfetto ma è un tentativo coraggioso e nel complesso ben riuscito da parte di un autore italiano di dire la sua in un genere non esattamente nelle corde del nostro cinema.

 

 

Voto: 6.5