Trama e recensione di Nido di vipere (Jipuragirado jabgo sipeun jibseungdeul – 2020)
Regista: Kim Yong-hoon
Cast: Jeon Do-yeon, Jung Woo-sung, Hyeon-bin Shin, Man-sik Jeong
Una borsa di Louis Vitton piena zeppa di soldi. Un bottino che fa gola a tutti, in modo particolare ai vari personaggi del film di esordio di Kim Yong-hoon che, ognuno per ragioni differenti, ambiscono a metterci le mani sopra. C’è l’ex proprietario di un ristorante che si divide tra il lavoro come inserviente in una palestra e l’accudimento della madre malata; c’è il doganiere (Jung Woo-sung, visto anche nella serie TV The silent sea) che ha accumulato un debito con un gangster e c’è lo stesso gangster a cui non pare vero di poter intascare una fortuna insperata. E poi ci sono Mi-ran e Yeon-hee, disposte a tutto pur di cambiare vita… e una valigia piena di contanti è un buon punto di partenza per lasciarsi il passato alle spalle.
Tutti i personaggi si rivelano, ognuno a suo modo, le vipere del titolo, avidi – chi per necessità, chi per ingordigia – pronti a tutto, voltagabbana e spietati. La valigia cambierà proprietario più e più volte e il film non risparmia i colpi di scena e le morti traumatiche.
Nido di vipere però non si limita a riproporre un canovaccio obiettivamente non così originale ma gioca con la diffrazione dei piani temporali – un po’ alla Pulp Fiction, tanto per sparare al bersaglio grosso – il che dà una bella scossa a una trama altrimenti un po’ abusata.
I vari protagonisti tendono al grottesco, dunque non aspettatevi il realismo, del resto non è quello che cerca Kim Yong-hoon, decisamente più interessato all’intrattenimento e a fare in modo che l’impianto narrativo regga senza troppi cali di tensione. Obiettivo in buona parte centrato, anche se il tema ormai logoro della valigetta piena di soldi renda più difficile stupirsi di quanto avviene sullo schermo.
Voto: 6.5
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