Trama e recensione della serie TV Pesci piccoli – Un’agenzia, molte idee, poco budget (2023)

Regista: Francesco Ebbasta

Cast: Aurora Leone, Gianluca Fru, Fabio Balsamo, Ciro Priello, Veronica Mazza, Dino Porzio

I The Jackal fanno molto ridere. Da anni spopolano su YouTube e sui social e la loro grande comicità ne ha accresciuto la popolarità. E con la fama si sono moltiplicate le comparsate – si vedano le varie stagioni di LOL – Chi ride è fuori – le apparizioni televisive, le conduzioni di programmi e chi più ne ha più ne metta. Fino ad arrivare a Pesci piccoli – Un’agenzia, molte idee, poco budget, prima serie TV (in sei episodi) realizzata per Amazon e disponibile in streaming su Prime Video. Moltiplicando presenze e visibilità, i vari membri del gruppo cominciano a fare un po’ più fatica a essere sempre divertenti e, nello specifico di questa mini serie, a risultare a fuoco nel personaggio che gli è stato cucito addosso.

Ma procediamo con ordine. Pesci piccoli strizza l’occhio al recente Call my Agent e ci mostra una sorta di dietro le quinte di un’agenzia di marketing, con i quotidiani problemi di gestione dei clienti, del budget e delle idee. Queste dinamiche servono sostanzialmente come scusa per fare emergere i volti più noti di The Jackal: da Ciro Priello (quello che appare più in difficoltà, in un ruolo insulso e raramente divertente) ad Aurora Leone (cui è affidato il compito di fustigatrice dei malvezzi delle agenzie e protagonista anche di un piccolo intermezzo simil-romantico che sembra davvero inserito a forza).

Gianluca “Fru” Colucci (visto anche nella serie Generazione 56K) è probabilmente quello che fa più ridere, politicamente scorretto e portavoce di monologhi spesso surreali e scollegati ma capaci di strappare più di un sorriso. Certo questo ruolo di “scheggia impazzita” gli calza a pennello, però appare spesso avulso dalla trama, come se le sue battute siano state infilate a forza e senza l’obbligo di avere una connessione con quanto raccontato.

Alla fine è il personaggio di Fabio Balsamo (anche lui visto in Generazione 56K) quello che emerge maggiormente, sia perché meglio inserito nella vicenda, sia perché la sceneggiatura si è presa la briga di delinearlo un po’ di più, sia ancora per l’innata simpatia dell’attore (se così si può definire) napoletano. Il resto dei personaggi si rivelano più che altro delle macchiette, delineate in modo netto e prevedibile… e anche questo non aiuta.

Insomma il problema principale di Pesci piccoli – Un’agenzia, molte idee, poco budget è che ci si diverte con moderazione e più per qualche sporadica battuta di uno dei personaggi che per le vicende che vengono raccontate. Certo la serie scorre via rapida e alla fine del sesto episodio ci si arriva, soprattutto se siete fan o follower dei The Jackal, ma da qui a consigliarne la visione ce ne corre. Tra l’altro la conclusione è “aperta”, dunque facilmente arriverà anche una seconda stagione ma se queste sono le premesse…

 

Voto: 5