Los renglones torcidos de Dios (2022)

di Paulo Oriol

con Barbara Lennie, Loreto Maùleon, Samuel Soler, Eduard Fernandez

 

Alice (Barbara Lennie) è un’investigatrice privata che decide di farsi rinchiudere in un istituto per malattie mentali (siamo in Spagna alle fine degli anni ’70, dunque un vero e proprio manicomio) per poter indagare su una morte sospetta che è avvenuta all’interno. Ben presto la situazione comincerà a ingarbugliarsi e a emergere i primi dubbi… la donna è davvero chi dice di essere o piuttosto è paranoica e dunque ricoverata proprio per quello?

Questa, in estrema sintesi, la trama di Quando Dio imparò a scrivere, thriller spagnolo disponibile per lo streaming su Netflix che sfrutta un’ambientazione “perfetta” per questo genere cinematografico e che è debitore di numerose pellicole analoghe, prima tra tutti Shutter Island di Martin Scorsese (ma, qualitativamente, parliamo di due categorie diverse).

Inizialmente la vicenda si dipana in modo coinvolgente, poi però cominciano a emergere i primi problemi. Il regista Paulo Oriol (autore dell’interessante Contrattempo) per dipanare una matassa che altrimenti rischierebbe di diventare troppo intricata – ma allo stesso tempo per portare lo spettatore a farsi un’idea e poi sconvolgerla – si affida in modo eccessivo a flashback e lunghi “spiegoni”.

Il risultato sono numerose parti del film decisamente didascaliche, il che – in combinazione con l’eccessiva durata di 2 ore e 34 minuti – tende a diluire la tensione generata da un’ambientazione ben ricreata e dalla presenza di pazienti certo un po’ stereotipati ma comunque inquietanti.

Il tentativo di ingannare lo spettatore è riuscito solo in parte, perché nelle battute conclusive si ha sempre la sensazione che arriverà il colpo di scena. E così è! Con il risultato che la sorpresa non è tale e risulta pronosticabile e poco… sorprendente.

 

Voto: 5.5