Trama e recensione di RRR (Rise Roar Revolt – 2020)

Regista: S.S. Rajamouli

Cast: N.T. Rama Rao Jr., Ram Charan, Alia Bhat, Olivia Morris, Ray Stevenson

C’è tutta l’India in questo film. E non solo. RRR è un’esperienza, un caleidoscopio di colori, musiche, combattimenti ignoranti, animali digitalizzati (male), amicizia, tradimenti e nemici (“la perfida Albione”, visto che la vicenda si svolge quando ancora l’India era colonizzata dagli inglesi) che più cattivi e crudeli non si può.

Il ruolo di protagonista di questa vera e propria epopea (di oltre tre ore di durata) se lo dividono Bheem (N.T.Rama Rao jr.) e Raju (Ram Charan), uomini forti, impavidi, capaci di combattere contro una tigre a mani nude, di massacrare di legnate un centinaio di avversari e focalizzati verso i rispettivi obiettivi. Quello di Bheem è riportare al villaggio una ragazzina fatta prigioniera dall’ambasciatore inglese e dalla viziata moglie, quello di Raju ostacolare questa impresa. I due però – prima di scoprire l’uno il ruolo dell’altro – faranno in tempo a diventare grandi amici. Non che la trama abbia una qualche importanza, beninteso.

Chiassoso, tamarro all’inverosimile, spumeggiante, ora divertente, ora drammatico, ora un musical, ora un carrozzone di pugni, bastonate, frustate e sangue che schizza ovunque, RRR non può essere incasellato in alcun modo. Sprizza “Bollywood” da tutti i pori, sorprende per quanto riesca a essere cafone, esagerato, irreale, crudele e tenero. Di certo non ci si annoia mai e i 187 minuti di durata passano più rapidamente di quanto ci si possa aspettare.

Perché quando i due protagonisti non sono impegnati a salvare bambini dondolandosi con una corda da un ponte, li ritroviamo coinvolti in balli scatenati – al ritmo di Chandabose, la trascinante musica premiata con l’Oscar 2023 per la migliore canzone originale – oppure a sopportare stoicamente frustrate, prigionie e tentativi di impiccagione.

Insomma, RRR non si può catalogare in un genere cinematografico, perché accorpa tutto quello che è l’India, con il suo caos, i suoi colori, le sue diseguaglianze (a dimostrazione che essersi liberati del giogo britannico non ha insegnato niente…) e le sue esagerazioni, nel bene e nel male. Ben lungi dall’essere perfetto, è un film lontano anni luce dal cinema a cui siamo abituati ma ci mostra come si possa proporre qualcosa che sia puro entertainment – pur senza risparmiare critiche sia ai colonizzatori inglesi sia alla passività con cui la popolazione indigena ha accettato i soprusi – spogliato dagli abusati e logori canovacci che Hollywood non si è ancora stancata di propinarci (e noi di guardare).

Volete sapere dove guardare RRR? Lo trovati in streaming in lingua originale o in inglese (con sottotitoli in italiano) su Netflix. Se poi siete nel mood di Boolywood, date un’occhiata anche alla recensione di Jai Bhim, altro film di tre ore con un suo perché.

 

Voto: 7.5