The hanging sun (2022)

di Francesco Carrozzini

con Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay, Peter Mullan, Charles Dance, Sam Spruell

 

Produzione internazionale affidata alle inesperte mani del regista Francesco Carrozzini, che si è fatto le ossa con videoclip di numerose star della musica e qualche corto, The hanging sun – Sole di mezzanotte è ispirato a un romanzo di Jo Nesbo e sfrutta un’ambientazione scandinava che da sola gli fa acquistare un punto in più (e che è uno dei pochi elementi degni di essere ricordati…).

John (un laconico Alessandro Borghi, impegnato in ben altro ruolo rispetto a quello di Mondocane) si rifugia in una piccola comunità del nord della Norvegia per sfuggire al fratellastro e al padre, boss della malavita, che non accettano di non poter più sfruttare i suoi servigi. Qui – oltre a incontrare Lea (Jessica Brown Findlay) e suo figlio Caleb (Raphael Vicas), anch’essi intrappolati in una difficile situazione familiare – si scontra con l’astio della piccola comunità (microcosmo al limite del fanatismo religioso) nei confronti dei forestieri.

Non appena i vari personaggi entrano in gioco, ci si fa velocemente un’idea di come potrebbero andare le cose. E pensate un po’, le cose vanno esattamente così. La sceneggiatura – ammetto di non aver letto il libro, certo il film non gli fa una grande pubblicità – prova a rivitalizzare il tutto con qualche colpo di scena, così da andare oltre alla scontata passione che John esercita su Lea (vittima di un matrimonio violento) e su Caleb (vittima a sua volta di un padre ubriacone) e sul prevedibile susseguirsi delle dinamiche.

Ma tra simbolismi affidati a una lupa con cucciolo, anatemi del capo religioso, nonché padre di Lea, e improbabili ritorni dal fondo del mare, The hanging sun non riserva emozioni e non propone nulla che non si sia già visto mille volte…

 

 

Voto: 4