Tulsa King (2022)

di Taylor Sheridan

con Sylvester Stallone, Andrea Savage, Jay Will, Martin Starr, Max Casella

 

Uscito fresco, fresco (si fa per dire…) di prigione dopo 25 anni durante i quali, da bravo uomo d’onore, ha tenuto la bocca ben chiusa, Dwight Manfredi (Sylvester Stallone) si aspetta di essere lautamente ricompensato dal boss Pete Invernizzi (A.C. Peterson). In realtà, ritenuto ormai un giurassico appartenente a un mondo che nel frattempo è cambiato, viene spedito in esilio in quel di Tulsa, Oklahoma, non esattamente l’ombelico del mondo in fatto di business.

Il nostro non si perde d’animo e, in quattro e quattr’otto, mette in piedi una fiorente attività illegale, facendosi aiutare dal giovane afroamericano Tyson (Jay Will), da Bodhi (Martin Starr) il proprietario di uno shop che vende marijuana e facendo breccia nel cuore dell’agente dell’FBI Stacy (Andrea Savage). Va da sé che ben presto i guai cominceranno ad arrivare.

Serie in dieci episodi disponibile su Paramount+, Tulsa King si gioca tutte le sue carte con un azzeccato mix tra azione, ironia e violenza. L’idea in sé non è esattamente originale – mi ha riportato alla mente Lilyhammer, con Frank Tagliano (Steven Van Zandt) esiliato in un paesino della Norvegia ma subito capace di mettere su una serie di business illegali – ma, grazie a un registro non troppo serioso e a dinamiche coinvolgenti, si fa apprezzare fin dai primi episodi.

Stallone, che veleggia verso i 77 anni, non è mai stato un esempio di espressività e l’età avanzata e qualche intervento estetico non così riuscito di certo non lo aiutano. Inoltre è sicuramente ancora in forma però non è sempre credibile, in particolare nelle vesti di seduttore

Detto questo, il suo personaggio, nonostante tutto, risulta immediatamente simpatico, con quell’atteggiamento spaccone e sicuro di sé che conquista. I suoi avversari sono poi il “prototipo” dei cattivi, dunque chi guarda non può nascondere una certa soddisfazione quando vengono messi al loro posto da mister Manfredi. E Tulsa King non risparmia certo questo tipo di situazioni.

Insomma, la serie di per sé non è certo memorabile, però è godibile dalla prima alla decima puntata (ci sarà ovviamente almeno una seconda stagione) e si rivela un piacevole intrattenimento, per una visione easy e divertente.

 

 

Voto: 6.5