Strange Days (2019)
di Kathryn Bigelow
con Ralph Fiennes, Juliette Lewis, Angela Bassett, Tom Sizemore
Prima che venisse effettivamente celebrato, il passaggio dal 1999 al 2000 è stato considerato uno snodo cruciale della storia nonché caricato di significati che andavano ben al di là della reale portata dell’evento, se così vogliamo definirlo. Quel giorno è diventato anche lo spunto per ambientazioni di film di fantascienza, come Strange Days, in realtà girato solo cinque anni prima (1995).
La trama ruota attorno a una sorta di nuova droga – lo squid – che non si assume in alcun modo ma si “vive”, indossando un particolare caschetto neurale e riproducendo dei dischi sui quali sono memorizzate tutta una serie di situazioni, che vengono interiorizzate avvertendo le stesse identiche emozioni di chi le ha realmente vissute. Va da sé che gli squid che vanno per la maggiore siano quelli delle esperienze più adrenaliniche, con sesso e azioni illegali a farla da padrone.
Lenny Nero (Ralph Fiennes) è uno spacciatore di questa droga digitale nonché un ex poliziotto che si ritrova invischiato in una situazione più grande di lui, tra squid che mostrano stupri e omicidi, compreso quello di uno dei leader neri del momento, il cantante Jeriko One. E vista la costante situazione di estrema tensione tra la comunità di colore e la polizia, il rischio di rivolta civile qualora il disco finisse in pasto alla stampa sarebbe davvero concreto.
Si potrebbe attribuire alla sceneggiatura – visti i recenti episodi che hanno sconvolto gli Stati Uniti – meriti di preconizzazione ma, in realtà, si tratta solo dell’ennesima conferma di come il problema razziale sia presente nel tessuto sociale americano da tantissimo tempo e di come covi costantemente sotto la cenere.
Tornando a Strange Days, indubbiamente l’ambientazione da futuro “quasi” apocalittico, l’originale idea dello squid (la cui resa, con trascinanti scene in soggettiva, è uno dei punti vincenti della pellicola) e la buona caratterizzazione di alcuni personaggi – su tutti il protagonista ma anche la sempre trasgressiva Juliette Lewis – rendono il film uno tra quelli di culto degli anni ’90.
Certo è innegabile che tutta la seconda parte, con tanto di sorpresa più o meno annunciata ma comunque bisognosa di “spiegone” per poter mettere insieme tutti i pezzi, risulti quella più debole. E certo non contribuisce a migliorare le cose l’escalation finale con tutta una serie di colpi di scena non proprio entusiasmanti. Ma dobbiamo anche ricordare che in quegli anni gli action movie erano così, con i cattivi che non ne volevano sapere di morire!
Strange Days resta comunque un film che appassiona e allo stesso tempo disturba, decisamente originale e realizzato con sapienza e furbizia da una Kathryn Bigelow sicura di sé e forte del successo di Point Break. Se non l’avete mai visto, il mio suggerimento è quello di colmare la lacuna.
Voto: 7
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