Trama e recensione di Bugonia (2025)
Regista: Yorgos Lanthimos
Cast: Emma Stone, Jesse Plemons, Aidan Delbis
Bugonia, presentato in concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia nel 2025, è il remake del sudcoreano Save the Green Planet! (2003) di Jang Joon-hwan, di cui mantiene lo spirito grottesco e paranoico. Gli sceneggiatori – Will Tracy e lo stesso regista sudcoreano – hanno scelto di attingere a piene mani al mondo dei complottisti, paranoici, terrapiattisti, virologi, invasati delle scie chimiche, convinti che il mondo sia stato creato da una razza aliena, che Matrix sia la realtà, che i leader mondiali siano robot, gatti o Visitors e via di delirio in delirio.
La summa di tutto questo disagio mentale è il personaggio di Teddy (Jesse Plemons) che – con il supporto del non esattamente brillante cugino Don (Aidan Delbis) – si mette in testa (riuscendoci) di rapire e torturare la ricca e spietata CEO d’azienda Michelle (Emma Stone, alla quarta collaborazione col regista greco, dopo Povere creature!, Kind of kindness e La favorita), convinto che sia un alieno, sotto mentite spoglie, con l’obiettivo di eliminare la razza umana.
Lanthimos, come sempre maestro nell’arte di farci sentire a disagio con eleganza, trasforma Bugonia in un microcosmo tanto claustrofobico quanto grottesco. La sua regia gioca sapientemente tra momenti di sadismo e attimi di pietà. Quello che ne viene fuori è un film che strattona: un istante fa ridere, quello dopo costringe a distogliere lo sguardo, quello dopo ancora a ragionare sull’assurdità della condizione umana.
E poi c’è il sonoro: non un semplice accompagnamento ma un protagonista tutt’altro che silenzioso, pronto a sferzare, suggerire, ingannare. La musica – come da tradizione di Lanthimos – non guida lo spettatore, lo intrappola, come un’ape – metafora non casuale – che ronza incessante dentro la testa.
Bugonia è una riflessione pungente e provocatoria sulle nostre paure e credenze e unisce elementi di commedia nera, fantascienza e thriller psicologico. Lanthimos si spinge molto in là – anche grazie alle performance dei due attori protagonisti – ma l’impressione è che abbia perso parte della sua carica distruttiva, quella di film come Dogtooth o Il sacrificio del cervo sacro. A un certo punto qualcosa si inceppa, il gioco psicologico tra Teddy e Michelle comincia a stancare e il colpo di scena finale arriva non così inaspettato.
Da vedere comunque se amate il regista greco. Altrimenti…
Voto: 6.5
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