Trama e recensione de La vita è un raccolto (2000)
Regista: Agnes Varda
Cast: –
Con La vita è un raccolto, Agnès Varda firma uno dei suoi documentari più intimi, poetici e politici. Il film parte da un’idea semplice: esplorare la pratica del “raccogliere”, ovvero il gesto di chi – dopo la mietitura o la vendemmia – si china a recuperare ciò che è caduto per terra. Ma come sempre accade nel cinema della regista francese, dietro il pretesto documentaristico si apre un mondo di significati, incontri e riflessioni sull’esistenza stessa.
Varda si mette in viaggio per la Francia con l’obiettivo di osservare da vicino le persone e le loro vite. Incontra raccoglitori di cibo gettato e sprecato, artisti che recuperano materiali per creare opere, persone che vivono ai margini della società ma che trovano dignità e bellezza nel riutilizzare ciò che altri buttano. Il suo sguardo è sempre empatico e curioso, mai giudicante.
Ma il film è anche l’occasione per riflettere su di sé. E allora spazio all’osservazione delle proprie mani rugose e dei segni del tempo, che trasformano il documentario in una meditazione sul passare degli anni, sul valore della memoria e sulla capacità di “raccogliere” i frammenti della propria vita.
La raccolta diventa così metafora dell’arte, della creazione e della lotta contro lo spreco. Con la sua leggerezza e il suo occhio, la regista riesce a parlare di sé, della società – siamo nel 2000 ma potrebbe essere anche ieri o domani – degli emarginati, del profitto che porta all’insensatezza, del consumismo e della povertà. Il risultato finale è un vero e proprio atto d’amore verso le piccole cose. Nonché un film – disponibile in streaming su Mubi – che sembra semplice ma che semplice non è.
Voto: 8
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