Trama e recensione di Babygirl (2024)
Regista: Halina Reijn
Cast: Nicole Kidman, Antonio Banderas, Harris Dickinson, Sophie Wilde, Esther McGregor
Se qualcuno ne usasse ancora uno e cercasse sul dizionario la definizione di “donna in carriera” potrebbe trovare la foto di Romy (Nicole Kidman): CEO di un’azienda di grande successo, ricca, sposata con Jacob, marito devoto (Antonio Banderas), con due figlie e all’apparenza realizzata e sicura di sé. Purtroppo però c’è qualcosa che le impedisce di vivere serenamente: la sua vita sessuale non è appagante.
Nonostante l’impegno che Jacob ci mette, Romy non riesce ad avere un orgasmo, anche perché la sua visione di una sessualità soddisfacente non coincide – come talvolta succede – con quella del coniuge, con cui non ha il coraggio di parlare.
Ormai rassegnata a una vita di film porno in solitaria (per fortuna la casa è grande), subisce una scarica di adrenalina quando fa la conoscenza di Samuel (Harris Dickinson), uno stagista che riesce a cogliere al volo quali siano le sue esigenze. Sorvolando su come la sceneggiatura si faccia beffa del buonsenso, Romy comincia con lui un’esplorazione nel campo della sottomissione e del sesso (finalmente!) appagante.
No, non state leggendo la recensione di 50 sfumature di grigio, bensì di Babygirl, l’ultima fatica della misconosciuta regista Halina Reijn che, per l’occasione, ha scritto anche la sceneggiatura e che si avvale di un cast di un certo rispetto, anche se più per quello che ha fatto a cavallo del nuovo millennio piuttosto che adesso: Banderas è passato dal ruolo di sex symbol a quello di desaparecido (e nemmeno riesce a soddisfare la moglie, che umiliazione!), Nicole Kidman è ancora sulla cresta dell’onda sebbene il suo talento sia ormai oscurato dal botox…
Pensato probabilmente per scandalizzare, andando a toccare il tema delle dinamiche di potere e di sottomissione nell’ambito dei rapporti sessuali, Babygirl fallisce su tutta la linea, in particolare proprio nelle scene che dovrebbero essere cariche di erotismo e che invece sono involontariamente ridicole e che finiscono per strappare risate più che rimescolamenti di ormoni.
Il rapporto tra quello che dovrebbe essere il “padrone” – Samuel – e la “sottomessa” Romy non funziona e anestetizza ogni velleità erotica, lasciando spazio anche a un certo imbarazzo (soprattutto in chi guarda!).
Ma quel che è peggio è che il film si guarda bene dall’entrare in profondità di argomenti complessi ma interessanti, come le dinamiche psicologiche tra potere e sottomissione, e non ci aiuta a capire il percorso di Romy e Samuel, che restano due personaggi bidimensionali a cui piace il latte…
Per tacere del finale, che rasenta il ridicolo e che spero sinceramente che non scoprirete mai, perché tra i vostri progetti futuri non dovrebbe certo esserci quello di andare al cinema a vedere Babygirl.
Voto: 3
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