Trama e recensione di Houria – La voce della libertà (2022)
Regista: Mounia Medour
Cast: Lyna Khoudri, Rachida Brakni, Hilda Amira Douaouda, Nadia Kaci, Sarah Hamdi
Houria (Lyna Khoudri) è una talentuosa ballerina di Algeri che sta investendo tutte le proprie energie fisiche e mentali per sfondare nel mondo della danza classica. A seguito di un grave episodio di violenza da parte di un ex terrorista pentito – che gode della protezione di una polizia vigliacca e poco intraprendente, retaggio di un’Algeria che non ha ancora saputo lasciarsi alle spalle il proprio passato sanguinoso – si ritrova con una caviglia rotta e un trauma che le toglie la parola. La frequentazione di un gruppo di altre donne, tutte vittime di violenza e fiaccate da varie ferite psicologiche, le restituirà la voglia di vivere e farà riaffiorare la passione per il ballo.
Film totalmente al femminile, così come una donna è anche la regista Mounia Medour, Houria – La voce della libertà relega gli uomini in ruoli marginali e sgradevoli, facile ma efficace critica di una società, come quella algerina, ancora fortemente patriarcale. Certo i tempi stanno cambiando e sono lontane le situazioni come quella vissuta da Sabrina (Rachida Brakni), la madre di Houria, che ha visto uccidere il marito da oltranzisti religiosi.
Ma il cambiamento faticosamente in atto non è abbastanza, per esempio, per Sonia (Hilda Amira Douaouda) che smania per riuscire a trovare uno scafista che la porti in Spagna perché i confini algerini – non certo quelli geografici – sono troppo stringenti per una vita felice, nonostante le occasioni per cantare a squarciagola Felicità di Albano e Romina o ballare Gloria di Umberto Tozzi non manchino.
Presto “privata” della voce – in una metafora di come ancora le donne algerine non abbiano la possibilità di esprimersi liberamente – la protagonista trova nel suo corpo, nella commistione tra il ballo, la musica e la lingua dei segni, la voglia di riscatto, per non arrendersi alle prevaricazioni maschili e di una società ancora misogina. E la regista la asseconda, portando la cinepresa tra le onde formate dalle mani di Houria, dalle sue braccia, dalla sua schiena che si inarca ma anche a ridosso del suo sguardo spento e che solo nel ballo torna a sorridere.
Tra l’altro il film – non solo per la presenza di Lyna Khoudri e di numerosi altri membri del cast – sembra la normale prosecuzione di Non conosci Papicha, pellicola che ha portato alla notorietà Mounia Medour e di cui viene ripreso il concetto di arte – qui la danza, lì la creazione di abiti alla moda – come resiliente risposta alla violenza e al patriarcato.
Nonostante sia un po’ prevedibile nel suo svolgimento Houria – La voce della libertà è un film toccante – cui tra l’altro, come detto, non manca una colonna sonora con una forte connotazione italiana – che rivendica il desiderio di espressione femminile, che non deve necessariamente passare dalla parola e che, anzi, nel silenzio di un gesto o di un corpo in movimento si rivela ancora più potente.
Dove guardare Houria – La voce della libertà? Al cinema, a partire dal 21 giugno.
Voto: 7
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