Inside man (2022)

di Paul McGuigan

con Stanley Tucci, David Tennant, Louis Oliver, Dolly Wells, Lydia West

 

Siamo tutti assassini. È sufficiente una buona ragione e una giornata storta.

E Inside man, la miniserie firmata Steven Moffat (la mente dietro la serie Sherlock), i cui quattro episodi sono disponibili su Netflix, si prodiga per confermare che è proprio così. E lo fa con la storia di Harry (David Tennant), un prete protestante che, per una serie di casi sfortunati, si ritroverà a contraddire in modo abbastanza drastico l’insegnamento di Cristo “ama il prossimo tuo come te stesso”

La sua vicenda si svolge parallelamente a quella di Jefferson Grieff (Stanley Tucci), un uomo dalla lucida intelligenza e dallo spiccato spirito deduttivo, che viene spesso consultato per risolvere dei casi. Nonostante sia nel braccio della morte in attesa dell’iniezione letale per aver decapitato la moglie. Grieff si avvale dell’aiuto di Dillon (Atkins Estimond) un altro detenuto dall’incredibile memoria fotografica, condannato per una lunga sequenza di efferati omicidi.

Insomma, Moffat gioca pesante, mischia le carte – i personaggi con cui si simpatizza maggiormente sono quelli più esecrabili – porta le situazioni all’estremo, si prende una serie di licenze e mette tutto al servizio di una storia pensata per confermare il suo assioma sul potenziale assassino che alberga in ognuno di noi.   

Inside man – da non confondere con uno dei “joint” di Spike Lee, ma se li confondete e guardate quello cascate comunque bene perché è un gran film – è una miniserie furba, che coinvolge, che porta a porsi delle domande e che si guarda tutta d’un fiato. Certo il concatenarsi degli eventi è un tantino irrealistico ma comunque funzionale alla narrazione. Merita di essere vista.

 

 

Voto: 7