La tigre bianca (2021)
di Ramin Bahrani
con Adarsh Gourav, Rajkummar Rao, Priyanka Chopra
In India quando nasci sembra che il tuo destino sia già segnato. In particolare se hai la sfortuna di appartenere a una delle caste più basse, dalle quali non possono che uscire umili servitori. E ringraziare di tanta fortuna! Del resto è proprio questo che pensa Balram (Adarsh Gourav) quando, fuggito dall’estrema povertà del suo villaggio, si ritrova a fare da autista e factotum per il ricco Ahsok. La sua esistenza è talmente “incanalata” che nemmeno vede le umiliazioni, le bassezze e le ingiustizie che deve costantemente sopportare.
Ma per quanto tempo si possono accettare i soprusi e la povertà? E come può avvenire il riscatto se si è privati di qualunque tipo di occasione? Alla fine solo la violenza fornisce l’occasione per la rivalsa e il senso di colpa viene messo a tacere dalla consapevolezza di aver finalmente capito cosa si prova a vivere “anche solo un minuto senza essere un servo”.
La tigre bianca è un viaggio in un’India in cui il boom economico sembra non riguardare la stragrande maggioranza delle persone, in un Paese di disperati, di politici corrotti e di ricchi corruttori per essere ancora più ricchi. Ed è una storia potente, di quelle che colpiscono nel segno, una sorta di Parasite al curry che miscela commedia e ironia a dramma, recriminazioni e violenza. Un film da vedere, che dimostra come certe cinematografie il politicamente scorretto ce l’abbiano nel sangue.
Voto: 7
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