Pamela – A love story (2023)

di Ryan White

con Pamela Anderson, Tommy Lee, Brandon Lee, Dylan Lee

 

Felicità e fortuna degli ottici di tutto il mondo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, Pamela Anderson è stata un’icona sexy assoluta. Con indosso il costume rosso di C.J. Parker in Baywatch o nella versione con abiti ancora più succinti su decine di copertine e poster di Playboy, la bionda canadese si è conquistata milioni di ammiratori, diventando poi – suo malgrado – protagonista (con il marito Tommy Lee, batterista dei Motley Crue) del primo video virale della storia di Internet.

Superata la fatidica soglia dei 50 anni, l’ex coniglietta ed ex bagnina sexy, ha deciso di raccontarsi in un lungo documentario – Pamela: A love story – disponibile su Netflix. Alternando l’intervista ai giorni nostri a una serie di filmati d’epoca e contributi di chi l’ha conosciuta, ci ha lavorato insieme o l’ha sposata (i suoi matrimoni sono stati addirittura sei!), il film ricostruisce la sua vita, tutt’altro che semplice.

Il documentario dà l’impressione di essere piuttosto indulgente con Pamela, perché accoglie solo voci all’interno del coro. La verità che ascoltiamo è quella che ci racconta lei, avvalorata talvolta dai figli o dai genitori. In particolare, avrei gradito un contraltare in merito alle questioni più spinose, come la diffusione del celeberrimo video sexy con Tommy Lee o i burrascosi rapporti con lui e con i paparazzi.

Certo, Pamela non evita le questioni scomode, non ha remore nel mettersi a nudo (non solo letteralmente, con le immagini dei vari servizi fotografici dei Playboy, ma anche attraverso la lettura dei suoi diari, con rivelazioni di abusi sessuali durante l’infanzia e l’adolescenza) e di mostrarsi fragile e senza trucco.

Per questo Pamela: A love story si rivela comunque una visione interessante, sebbene di parte, soprattutto per quella generazione – la mia – che è cresciuta con i poster di Pamela Anderson in cameretta.

 

 

Voto: 6