Trama e recensione di Plan 75 (2022)

Regista: Chie Hayakawa

Cast: Chieko Baisho, Hayato Isomura, Stefanie Arianne, Taka Takao, Yumi Kawai

La regista e co-sceneggiatrice Chie Hayakawa immagina un futuro distopico ma straordinariamente reale in cui il Governo del Giappone, gravato dal problema di una popolazione sempre più anziana, propone un accordo su base volontaria ma, in realtà, subdolamente coercitivo, chiamato Piano 75.

In pratica i cittadini dai 75 anni in su possono iscriversi e scegliere una morte indolore in cambio di 100mila yen (meno di 700 euro), che possono spendere per sé stessi o donare alla propria famiglia.

Il sistema ottiene un grande successo, anche perché nella società giapponese, sulla carta molto rispettosa di chi ha una certa età, in realtà le persone anziane si sentono spesso un peso, perché dimenticate dai familiari o perché costrette a lavorare togliendo spazio alle nuove generazioni. Su questo tema abbiamo un sublime esempio in uno dei film fondamentali della storia del cinema orientale, ovvero Viaggio a Tokyo di Yasujiro Ozu (che, se non avete visto, consiglio caldamente di vedere).

La regista ci porta tra anziani in cerca di lavori di cui hanno disperatamente bisogno, senza diritto alla pensione o all’alloggio ma soprattutto disperatamente soli, che trovano nel numero verde di Plan 75 almeno qualcuno con cui parlare. Una spinta sufficiente per barattarla con l’eutanasia.

Oltre al focus sull’anziana Michi (Chieko Baisho), il film propone anche la visione del “problema” dagli occhi di Maria (Stefanie Arianne) e Hiromu (Hayato Isomura), due giovani che lavorano, con mansioni diverse, per il progetto Plan 75 e che, a un certo punto, sembrano realizzare quanto sia aberrante. Le loro storie, però, non appaiono completamente sviluppate, restando in una sorta di limbo, che le rende poco più di riempitivo rispetto alla vicenda di Michi.

Plan 75 è un film commovente e dal realismo sinistramente inquietante e la Hayakawa è brava a condurlo oltre le secche di una satira che sarebbe suonata artefatta, conferendo anzi credibilità anche a dettagli come la spa con pacchetto all inclusive (eutanasia compresa). La protagonista, poi, riesce a comunicare in modo tangibile la disperazione generata dalla solitudine e dalla mancanza di empatia da parte della comunità in cui vive, creando così un’atmosfera che ben si inserisce nel panorama cinematografico dell’era post pandemica.

Voto: 7