Rosita (2015)
di Frederikke Aspock
con Mercedes Cabral, Mikkel Boe Folsgaard, Jens Albinus
Ulrik, un pescatore rimasto vedovo e che vive con il figlio Johannes in un piccolo villaggio nel nord della Danimarca, decide di trovarsi una nuova moglie. La scelta cade su Rosita, una giovane donna filippina, arrivata nel Paese scandinavo proprio per sposarsi con lui. I due non si conoscono, lui parla solo danese, lei conosce un po’ d’inglese.
La carenza di dialogo, l’imbarazzo di dormire nello stesso letto pur essendo due perfetti sconosciuti, il carattere scontroso di Ulrik (Jens Albinus) non rende la convivenza esattamente un successo. Contestualmente Rosita (Mercedes Cabral) e Johannes (Mikkel Boe Folsgaard) – inizialmente contrario alla scelta del padre – cominciano a trovare punti di contatto (lui parla inglese e i due sono coetanei) e a ritagliarsi sempre più momenti da trascorrere insieme…
Il film di Frederikke Aspock ha tutti gli elementi per colpire nel segno. Un triangolo familiare, la possibilità di sottolineare la tragedia delle donne che vivono nei paesi poveri, costrette a sposare degli sconosciuti solo per garantirsi (o garantire alla famiglia rimasta a casa) un futuro decente, l’ambientazione chiusa e sospettosa di un paesino di pescatori danesi…
Le tematiche di Rosita, però, non vengono approfondite. Il dramma delle donne filippine passa sotto silenzio (anzi, la protagonista trova una piccola comunità di altre mogli asiatiche, che si sono integrate e non sembrano così disperate…), le dinamiche del rapporto padre-figlio-moglie virano velocemente verso il melò e la pellicola scorre via senza davvero lasciare il segno.
Non si può certo dire che Rosita sia un brutto film ma con gli argomenti trattati e con il buon cast di attori a disposizione, la regista avrebbe potuto optare per scelte più coraggiose e incisive. Così resta una visione (è disponibile su Netflix, in lingua originale) nel complesso persino gradevole ma che si dimentica velocemente.
Voto: 6
Commenti recenti