Trama e recensione di Tetris (2023)
di Jon S. Baird
con Taron Egerton, Nikita Efremov, Toby Jones, Oleg Stefan, Roger Allam, Anthony Boyle
Non so se sia il videogioco più famoso di tutti i tempi… ma se non è così poco ci manca! Sto parlando di Tetris, semplice ma geniale puzzle game sviluppato da Alexey Pajitnov (Nikita Efremov), un programmatore russo, e ben presto diventato un successo planetario, disponibile praticamente per qualunque computer e console. La storia di come questo gioco abbia valicato la cortina di ferro dell’Unione Sovietica di fine anni ’80, arrivando a essere venduto in bundle con il Nintendo GamBoy, è raccontata in Tetris, il nuovo film di Jon S.Baird.
Realizzato strizzando l’occhio ai videogiochi della fine del secolo scorso, tra capitoli come livelli di gioco e grafica a pixel che si trasforma nelle immagini del film, Tetris butta nel calderone tutte le difficoltà che Henk Rogers (Taron Egerton) – il primo ad avere una visione sul potenziale del titolo – ha avuto nell’ottenerne i diritti, tra burocrati sovietici, agenti del KGB, vertici di Nintendo, miliardari senza scrupoli e l’incombente crollo dell’URSS.
Tutto finisce nel frullatore impazzito della sceneggiatura che, pur se ispirata a una storia vera, non si cura eccessivamente del realismo e punta le sue carte sul susseguirsi repentino di situazioni, con il solo scopo di intrattenere. Obiettivo che è in parte riuscito, anche se la credibilità delle dinamiche fa acqua da tutte le parti. Stucchevole poi che, nell’anno di grazia 2023, l’Unione Sovietica ci venga ancora raccontata attraverso una serie di cliché che risultano indigesti anche al più convinto dei filo-americani.
Certo nel complesso la visione – soprattutto per chi, come me, è un grande appassionato di videogame e ha trascorso mesi e mesi davanti al monocromatico display del GameBoy ad allineare mattoncini – scorre via piacevole, a patto di non avere troppe aspettative e chiudendo entrambi gli occhi su realismo, su una trama eccessivamente farraginosa e sulla caratterizzazione dei personaggi, che appaiono davvero stereotipati e delineati con l’accetta.
Voto: 5,5
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