Underground (1995)
di Emir Kusturica
con Predrag Manojlovic, Lazar Ristovski, Mirjana Jokovic, Slavko Stimac
Esagerato, colorato, sudato, ubriacante, grottesco ma anche poetico. Questo (e molto altro) è Underground, probabilmente il film più noto di Emir Kusturica, un lungo (forse troppo…) viaggio nella storia della Jugoslavia dalla Seconda Guerra Mondiale al conflitto che ha segnato la disgregazione della nazione.
La trama – che, diciamolo, conta il giusto – ruota attorno a due amici, Marko e Nero, che durante l’occupazione nazista si danno da fare nella resistenza, finché uno dei due non deve nascondersi, insieme ad altre persone, in un sotterraneo per essere, inconsapevolmente, sfruttato dall’altro per produrre armi con la convinzione che la guerra continui a infuriare (mentre in realtà è finita da un pezzo).
Ma riassumere Underground raccontandone la storia sarebbe ingeneroso e riduttivo, perché il film è tanto di più, tra matrimoni celebrati tra danze sudaticce e la strepitosa musica di Goran Bregovic, che martella le orecchie, suonata incessantemente da musicisti che spesso e volentieri seguono il Nero, quando non spuntano all’improvviso. Ma anche nei rapporti tra i due amici e la donna di cui sono entrambi innamorati, in una relazione che sfocia nel triangolo (inconsapevole) ma più spesso nella violenza e poi nel sesso, entrambi trattati sempre con una grottesca leggerezza.
Nelle oltre tre ore di durata, di cui di almeno mezz’oretta si sarebbe potuto fare a meno, si ride, si resta storditi dall’orgia di musica, urla, balli, esplosioni e situazioni surreali, di tanto in tanto ci si annoia, per poi restare di stucco davanti a scene magnifiche, per potenza visiva – si veda quella della sedia a rotelle che gira in tondo mentre brucia – o per delicatezza – si pensi allo stupore del figlio di Nero la prima volta che vede la luce del sole, o per simbolismo – la terra che si stacca, mentre tutti mangiano e ballano, a ricordarci della disgregazione della Jugoslavia.
La bizzarria della pellicola è che, al fianco di momenti di grande cinema, ne convivono altri eccessivamente ridondanti, grotteschi, pacchiani quando non per nulla azzeccati (come le scene in cui i personaggi vengono inseriti “a forza” nei filmati d’epoca).
Insomma nel film di Kusturica c’è tutto e il contrario di tutto. E per questo molti hanno gridato al capolavoro, altri all’accozzaglia di immagini e idee. Personalmente penso che Underground sia un po’ come quei banchetti nuziali – che il film stesso non ci risparmia – eccessivi (per cibo, musica, vino, invitati), ignoranti e cafoni ma che, anche se ce ne vergogniamo un po’ ad ammetterlo, alla fine ci sono piaciuti.
Voto: 7
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