Vivere (2019)

di Francesca Archibugi

con Micaela Ramazzotti, Adriano Giannini, Massimo Ghini, Roisin O’Donovan, Enrico Montesano

Difficile trovare qualche elemento che differenzi questo Vivere da gran parte della modesta produzione cinematografica italiana degli ultimi vent’anni, quella di taglio televisivo, quella che attinge a piene mani da storie ritrite e da luoghi comuni. Ci troviamo così ad assistere alla solita vicenda della coppia in difficoltà (vista anche nel recente Figli), incapace di gestire gli impegni familiari, i figli (che alla fine sono sempre i più maturi, anche quando hanno solo 6 anni), le bollette e alle prese sempre con lavori precari.

Insomma il solito quadretto familiare isterico, nel quale la donna (Susi) manifesta tutta la propria frustrazione perché si sente sola (per poi trovare chi la consola…) mentre l’uomo (Luca) si barrica dietro gli impegni di lavoro per nascondere le proprie infedeltà. In questo scenario in procinto di esplodere, la miccia viene accesa da una giovane irlandese, ospitata come ragazza alla pari e che, nonostante abbia costantemente davanti agli occhi la dabbenaggine e la meschinità di Luca se ne invaghisce e ci finisce a letto (d’altra parte lui è Adriano Giannini…).

In questa melma di ovvietà e scarsi guizzi, si muovono gli attori. E qui è doveroso aprire una parentesi per parlare sia del succitato Giannini, di cui è impossibile scorgere un’ombra di espressività sul volto, sia di Micaela Ramazzotti che, al contrario, è tutta un tic e un pianto isterico. Insomma ci ripropone il solito personaggio ignorante, burino, berciante ma dal cuore d’oro che da sempre caratterizza la sua carriera e che mi viene da pensare sia l’unico in grado di interpretare. Tutti gli altri attori restano sullo sfondo, però Vivere almeno ci offre la possibilità di rivedere sullo schermo un Enrico Montesano ancora in grande forma.

Un’ultima acida annotazione la riservo alla scelta del titolo, che voleva sicuramente comunicare come tutte le traversie che i personaggi devono affrontare siano, in fin dei conti, ciò che li (e noi con loro) rende vivi. Che poi sia lo stesso titolo di un film di Akira Kurosawa di ben altro spessore, non può che rappresentare la classica ironia del destino. Ma non temete, non correte alcun rischio di confondere le due pellicole. E non solo perché in questa recitano attori italiani e nell’altra giapponesi… 

Voto: 4