Trama e recensione di Bhakshak (2024)

Regista: Pulkit

Cast: Bhumi Pednekar, Sanjay Mishra, Aditya Srivastav, Sai Tamhankar

Vaishali (Bhumi Pednekar) è una coraggiosa giornalista che gestisce un canale di notizie locale con l’aiuto di Bhaskar (Sanjay Mishra), un cameraman anziano con la passione per il tè. Non si può esattamente dire che il loro lavoro mieta grandi consensi, visto che i mezzi sono quelli che sono e le view scarseggiano.

Un giorno, però, un informatore consegna a Vaishali un rapporto su un orfanotrofio femminile, gestito da Bansi Sahu (Aditya Srivastav), un uomo politicamente influente, all’interno del quale avvengono abusi di ogni tipo ai danni delle giovani ospiti. Rapporto che rischia di essere insabbiato e che è passato totalmente inosservato sulle scrivanie di politici e funzionari.

La reporter decide di indagare, finendo per scontrarsi con una realtà ancora fortemente patriarcale e con un mondo di omertà, di clientelismo e di agenti della polizia pigri o corrotti. Perfino la sua famiglia le mette i bastoni tra le ruote, considerando pericolosa questa sua inchiesta. Inchiesta che, a dirla tutta, non è che Vaishali porti avanti con grande spirito di iniziativa, idee brillanti o intuizioni degne della protagonista di una storia come questa. E il fatto che riesca a fare luce sulla vicenda appare più come frutto del caso che delle sue – a questo punto supposte – capacità.

E qui entrano in gioco le colpe del regista Pulkit che riesce a trasformare una vicenda che avrebbe tutto per appassionare – tratta da una storia vera, legata a un fatto di cronaca orribile e sconvolgente – in una visione piatta e distaccata. In nessun momento del film ci sentiamo partecipi dell’angoscia della giornalista né tanto meno dell’orrore che vivono le orfane. Tutto scorre in una certa indifferenza e anche gli orribili uomini che gestiscono il traffico di ragazze emergono al massimo come macchiette stupide e tracotanti.

Ispirato al terribile caso del rifugio di Muzaffarpur del 2018 (vicenda che sconvolse tutta l’India), Bhakshak passa davanti ai nostri occhi in modo piatto e senza riuscire a coinvolgere, palesando una mancanza di pathos che, invece, diverse produzioni indiane hanno dimostrato di saper creare (basti pensare alla serie TV Delhi Crime). Davvero un peccato. 

Bhakshak (che significa “predatore”) è disponibile in streaming su Netflix, in lingua originale con i sottotitoli in italiano.

 

 Voto: 5