Trama e recensione di Dostoevskji (2024)

Registi: Damiano e Fabio D’Innocenzo

Cast: Filippo Timi, Gabriel Montesi, Carlotta Gamba, Federico Vanni

Una serie TV come Dostoevskji, in Italia, non l’abbiamo mai vista. Non mi sarei stupito se fosse frutto della mente di qualche regista coreano – come il Bong Joon Ho però di Madre, non di Parasite o il Kim Ki Duk di Pietà– mentre invece è firmata dai fratelli D’Innocenzo. E, infatti, riporta alla mente certe ambientazioni e certi personaggi sgradevoli di film come Dogman di Matteo Garrone – di cui hanno scritto la sceneggiatura – o de La terra dell’abbastanza.

In Dostoevskji i personaggi, infatti, sono tutti, a loro modo, sgradevoli. Così com’è sgradevole la squallida ambientazione di una non meglio precisata provincia, dove tutto sembra andare in rovina e verso l’abbandono. Indubbiamente sgradevole è il protagonista Enzo Vitello (Filippo Timi, davvero bravissimo), un uomo distrutto dalla vita, sull’orlo del suicidio, dilaniato dai suoi mostri, dall’aver abbandonato la figlia Ambra (Carlotta Gamba) – anch’essa alla deriva, tra il rancore verso il padre e l’abuso di stupefacenti – e incapace di costruire uno straccio di rapporto con i colleghi.

Sì perché Vitello di lavoro fa il detective e da tempo dà la caccia a un serial killer – il Dostoevskji del titolo – così ribattezzato perché lascia una lettera scritta a mano di fianco al corpo delle vittime. Ma non pensate che la serie si inserisca nel classico filone di genere. Perché qui i mostri sono dappertutto e si nascondono nella quotidianità, dietro le porte di appartamenti in cui vivono famiglie “normali” ma soprattutto albergano dentro il protagonista.

E a un certo punto ci vengono sbattuti in faccia, in modo – niente spoiler – difficile da accettare e sostenere. Così come non è facile sostenere la visione di certe scene, di certi “confronti” tra Enzo e Ambra, di certi modi di fare del protagonista. Con cui noi che guardiamo installiamo, fin da subito, un rapporto di amore e odio che, puntata dopo puntata, ci viene rinfacciato, quasi sputato in faccia, costringendoci a venire a patti con gli orrori con cui Enzo è obbligato a combattere. E che rendono Dostoevskji, vale la pena ribadirlo, qualcosa che avete visto raramente. Cruda, ripugnante, disturbante e imperdibile.

 

Voto: 8