Generazione 56K (2021)
di Francesco Capaldo
con Angelo Spagnoletti, Cristina Cappelli, Gianluca Colucci, Fabio Balsamo
Le interazioni ai tempi delle app di incontri costringono a passare serate con persone che, dal vivo, non avremmo mai considerato e a inventarsi patetiche scuse per defilarsi il prima possibile. Daniel (Angelo Spagnoletti), il protagonista di Generazione 56K, si trova proprio invischiato negli appuntamenti figli di Tinder ed è proprio durante uno di questi che si imbatte in Matilda (Cristina Cappelli), da cui resta immediatamente stregato, senza accorgersi che altri non è che una sua vecchia compagna di scuola delle medie.
L’incontro, con tutte le complicazioni del caso, è la scusa per raccontare non solo le vicende del presente ma anche i tempi dell’amicizia tra i due sui banchi di scuola ma, soprattutto, la scoperta di Daniel e dei suoi due inseparabili amici (con cui è rimasto amico anche da grande e che sono interpretati da due The Jackal, ovvero Gianluca Colucci e Fabio Balsamo) del mondo di Internet, con tutte le lentezze dei modem 56K ma anche delle sue incredibili opportunità, soprattutto per quanto riguarda la fruizione del porno.
Gli otto episodi di Generazione 56K sono dunque infarciti di flashback datati 1998 e si concentrano su Daniel e Matilda e su tutte le difficoltà che, in qualche modo, li tengono lontani. Ci sono tutti gli elementi più classici e prevedibili delle commedie romantiche, tra equivoci, telefoni che non prendono proprio quando serve, ascensori che si bloccano, un matrimonio in piena fase d’organizzazione e amici/amiche prodighi di consigli. L’ovvietà di quanto avviene tra Daniel e Matilda adulti è in parte ravvivata dalle vicende dei due bambini, nel bellissimo contesto dell’isola di Procida e grazie alle divertenti dinamiche che si vengono a creare, tra cassette a luci rosse e bulli pronti a menare le mani.
Nel complesso la serie creata da Francesco Capaldo si lascia guardare, a patto di non avere particolari pretese. Qualche momento divertente c’è e, anche considerati i soli otto episodi da una mezz’oretta l’uno, si arriva tutto sommato piacevolmente alla fine. Personalmente, però, mi ha molto disturbato come gli autori non si siano fatti scrupolo alcuno a saccheggiare alcune battute di Troisi, quasi come se la comune ambientazione campana fosse una scusa sufficiente per appropriarsi delle citazioni. Peccato che sentire “un uomo e una donna sono le persone meno indicate a sposarsi tra loro” pronunciata dal buon Spagnoletti faccia tutto un altro effetto che detta dal mai abbastanza compianto Massimo nella scena conclusiva del mitico Pensavo fosse amore invece era un calesse…
Voto: 5
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