Le vite degli altri (2006)
di Florian Henckel von Donnersmarck
con Ulrich Muhe, Martina Gedeck, Sebastian Koch, Thomas Thieme
Nella Germania Est degli anni ’80 la vita dei cittadini non era proprio una passeggiata, vista l’ingombrante presenza della Stasi, la polizia di stato, che teneva sotto controllo praticamente tutti, nella costante ricerca di traditori o semplicemente di personaggi non allineati con l’unico pensiero dominante (quello che lo Stato e i suoi esponenti politici non sbagliano mai). L’esercito di collaboratori e delatori è sterminato e, per ricavare informazioni, ci sono agenti specializzati nelle tecniche di interrogatorio e nel controllo silenzioso dei cittadini, tramite cimici, telecamere nascoste e postazioni d’ascolto.
Uno di questi agenti è Gerd Wiesler (Ulrich Muhe), minuzioso, maniacale e apparentemente insensibile alla pietà, perché votato esclusivamente al suo lavoro. Quando però gli viene ordinato di “ascoltare” le vite dello scrittore Georg Dreyman (Sebastan Koch) e della sua compagna e attrice Christa-Maria (Martina Gedeck), qualcosa in lui comincia a muoversi e lentamente decide di coprire agli occhi delle alte sfere la decisione di Georg di scrivere un articolo di denuncia da pubblicare su un quotidiano della Germania Ovest.
Questo passaggio è probabilmente quello più debole del film, perché non è chiaro che cosa spinga uno, fino a pochi istanti prima, spietato membro dell’elefantiaco sistema di sorveglianza a venire meno ai suoi doveri… si è innamorato dell’attrice? Ha cominciato ad avere la nausea dei metodi della Stasi? Ha capito che la vita delle persone vale più di una ideologia? La risposta a questa domanda resta sospesa. Quello che conta, alla fine, è il suo cambiamento, un vero e proprio squarcio di luce in un’esistenza di grigiore, anche se finirà col pagarlo caro.
Tra gli altri aspetti positivi de La vita degli altri, degna di menzione è anche la capacità di rendere l’atmosfera pesante che si respirava all’epoca, tra eminenti membri del partito abituati a spadroneggiare e normali cittadini costantemente minacciati psicologicamente. Un film che è indubbiamente tra le più interessanti produzioni europee degli ultimi vent’anni, nonché un interessante focus su una delle nazioni più in cui l’applicazione dell’idea di comunismo ha fatto più danni.
Voto: 8
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