Trama e recensione di To Dust (2018)

Regista: Shawn Snyder

Cast: Geza Rohring, Matthew Broderick, Sammy Voit, Leo Heller, Linda Frieser

Ci sono molte strade per raccontare una storia d’amore e la sofferenza di una perdita. Il regista Shawn Snyder ha scelto quella più tortuosa ma – come succede quando ci si inerpica lungo sentieri di montagna aspri, freddi e impegnativi che, a destinazione, ripagano con un panorama di quelli che scaldano i sensi – che ci conduce in un posto bello.

Il sentiero di To Dust passa attraverso la pena e il vuoto che la morte della moglie ha lasciato in Shmuel (Geza Rohrig), un cantore chassidico, dunque un ebreo ortodosso la cui vita è scandita da tutta una serie di regole e precetti religiosi (questa comunità è al centro di una delle mie serie preferite di sempre – Shtisel – che se non avete visto vi invito caldamente a guardare).

E per arrivare all’accettazione del lutto, il film ci accompagna dove mai ci saremmo aspettati, ovvero alla putrefazione dei cadaveri.

Secondo la religione ebraica, infatti, l’anima dei defunti non lascia il corpo finché questo non si è completamente dissolto. E così Shmuel non riesce a elaborare il lutto perché non sa quanto tempo impieghi il corpo della moglie a decomporsi. Decide così di scoprirlo, chiedendo aiuto ad Albert (Matthew Broderick), un professore universitario goffo e troppo buono. I due si imbarcano in una serie di esperimenti empirici, tra maiali da soffocare e sotterrare e analisi del pH dei terreni, per trovare la risposta alla domanda di Shmuel. E porre fine ai suoi tormenti.

L’argomento trattato da To Dust è di quelli disturbanti e non manca qualche sequenza “impegnativa” da guardare. Ma il tono scelto dal regista è vincente. Perché durante la visione si passa attraverso tutto il caleidoscopio delle sensazioni umane. Si ride, ci si commuove, ci si intenerisce, si prova repulsione. Ma soprattutto ci si emoziona.

Perché trovare una risposta alla morte di chi amiamo è una delle grandi sfide che l’umanità combatte da sempre. Per darsi una spiegazione ha inventato la religione – che può indubbiamente consolare ma, come nel caso di Shmuel, anche complicare le cose – così come la scienza – che però non è in grado di fornire spiegazioni adeguate in ogni situazione.

E queste contraddizioni sono quelle che emergono dalla visione del film. E che ci fanno capire che l’amore non è necessariamente “e vissero felici e contenti” e che, per alcune domande, né la logica né la spiritualità sono in grado di fornire risposte, perché l’unica vera risposta è quella che, alla fine, riusciamo a darci e accettare.

Se volete sapere dove guardare To Dust in streaming, lo trovate su Prime Video.

 

 

Voto: 8