Una separazione (2011)

di Asghar Farhadi

con Payman Maadi, Leila Hatami, Sarina Farhadi, Shahab Hosseini, Sareh Bayat

La decisione di separarsi dovrebbe avere conseguenze solo sui due individui che la prendono. Invece raramente è così. Nella storia raccontata da Asghar Farhadi questa scelta, oltre a coinvolgere la figlia di Nader e Simin, finisce con l’impattare anche sulle vite di un’altra famiglia. L’uomo, infatti, deve trovare qualcuno che si prenda cura del padre malato di Alzheimer e dunque assume Razieh, una donna bisognosa che accetta il lavoro all’insaputa di suo marito.

Un giorno Nader, rincasato prima, scopre che il padre è stato lasciato da solo, legato al letto e, quando Razieh ritorna, ha un violento alterco con lei e la spinge con forza fuori casa. La sera lei, ricoverata in ospedale, lo accuserà di averla fatta cadere dalle scale e di averle fatto perdere il bambino, visto che era incinta. Entrambi si rivolgeranno al giudice per avere giustizia, in uno scambio di accuse, veleni, rivendicazioni e bugie (o forse sarebbe meglio dire “mezze verità”).

I personaggi e la vicenda si incastrano in modo impeccabile, portando alla ribalta le varie personalità dei protagonisti nonché il retaggio culturale e religioso di una società (quella iraniana) in cui onore, fede e orgoglio sono ancora elementi dominanti, per i quali mettere a rischio gli affetti, se non la propria libertà.

I livelli di lettura delle dinamiche che coinvolgono le due famiglie sono molteplici e riguardano sia i rapporti tra i singoli componenti sia quelli nati dall’intreccio dei destini dei due nuclei. C’è la disperazione della famiglia di Razieh, oppressa dai debiti, dalla depressione del marito disoccupato da mesi e distrutto dalla perdita del figlio. C’è l’orgoglio di Nader, che proclama la sua innocenza – ormai sopraffatto dalla malattia del padre e dalla separazione – soprattutto agli occhi della figlia Termeh, al cui giudizio sembra tenere più di tutto. Ma in questo desiderio di apparire innocente davanti alla bambina c’è anche tutta la sua infantile vigliaccheria, quella che lo porta a caricare di responsabilità una ragazzina di dodici anni, dicendole “se pensi che sia colpevole, dimmelo e vado immediatamente a dirlo alla polizia”.

Questi sono solo un paio di esempi, perché sviscerare tutte le tematiche e gli elementi che emergono durante la visione di Una separazione è difficile e non sarebbe nemmeno giusto, perché spetta al film farli venire a galla, scuotere lo spettatore, farlo immedesimare nella vicenda e costringerlo a prendere una parte piuttosto che un’altra… per poi minare le sue certezze. Imperdibile.

Voto: 8.5