Utama (2022)
di Alejandro Loayza Grisi
con José Calcina, Luisa Quispe, Santos Choque
Sull’altopiano boliviano la situazione è drammatica. È quasi un anno che non piove e allevatori e contadini, sempre più spesso, decidono di abbandonare le loro terre per trasferirsi in città. Questa dovrebbe essere la scelta più saggia anche per Virginio (José Calcina) e Sara (Luisa Quispe), un’anziana coppia che vive isolata da tutti, allevando i lama e combattendo con la cronica carenza d’acqua.
Una scelta su cui insiste Clever (Santos Choque), il giovane nipote, arrivato per convincere i nonni ad andare a vivere in città. Ma questa opzione è inaccettabile per Virginio, che non vuole abbandonare il luogo dove è sempre vissuto e che rappresenta l’unica realtà per cui valga la pena vivere.
Opera prima di Alejandro Loayza Grisi, Utama – Le terre dimenticate racconta una storia di resilienza, che è facile però scambiare anche per ottusità, e lo fa attraverso gli sguardi e i volti segnati dalle rughe e dal sole dei due protagonisti, che parlano poco e che lasciano che siano i passi faticosi per portare i lama al pascolo o per andare a riempire i secchi di acqua a riempire i silenzi.
E lo fa anche attraverso gli incredibili paesaggi boliviani, sferzati dal vento e dal sole, con la terra che si spacca, con i semi che vengono bruciati dal caldo e dalla polvere e sui quali volteggiano i condor.
Il film lancia l’ennesimo messaggio di come i cambiamenti climatici impattino in modo rovinoso sulle vite delle persone, costringendole ad abbandonare gli unici luoghi e mestieri che conoscono, trasformandoli così in esseri senza più uno scopo e una dignità.
Da questo punto di vista Utama – Le terre dimenticate (cliccate qui per guardare il trailer) centra in pieno il suo obiettivo. Peccato solo che ci arrivi attraverso una storia che, per quanto emozionante e ottimamente interpretata da José Calcina e Luisa Quispe, viaggia su binari piuttosto prevedibili, sia nell’evoluzione delle dinamiche dei personaggi (in modo particolare tra nonno e nipote), sia nell’epilogo. Nonostante questo, però, resta un film che tocca il cuore, che non è poco.
Voto: 6.5
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