Cuore sacro (2005)
di Ferzan Ozpetek
con Barbora Bobulova, Camille Dugay Comencini, Massimo Poggio, Lisa Gastoni
Irene è una donna in carriera, che sembra passare come uno schiacciasassi su sentimenti e affetti. Un giorno si ritrova a dover riqualificare e rivendere la vecchia casa di famiglia e qui, oltre che con i ricordi della madre morta suicida, entra in contatto con una bambina che la incuriosisce e riesce a scuoterla, facendole capire che nella vita non c’è solo il business. Un evento drammatico rappresenta la folgorazione sulla via di Damasco di Irene, che decide di trasformare la sua magione in una mensa per i poveri, dedicandosi loro anima e corpo.
Il riferimento biblico non è casuale perché il film di Ferzan Ozpetek è infarcito di rimandi religiosi, sia visivamente, sia nel comportamento della protagonista (una bravissima Barbora Bobulova, attorno a cui praticamente ruotano tutta la pellicola e una serie di personaggi minori e mediamente insignificanti, fatta eccezione per la piccola Benny e per la zia ricoverata in una casa di riposo), che dal mattino alla sera si trasforma in una sorta di San Francesco in gonnella, perdendo il contatto con la realtà e mettendo il donare agli altri al centro della propria vita.
Questa seconda parte, quella della conversione di Irene, è indubbiamente la più debole, a causa di un ritmo lento fino all’esasperazione, di scelte visive discutibili (la scena con il barbone sorretto stile Pietà di Michelangelo è imbarazzante e sgradevole), di lunghi primi piani poco espressivi e di un messaggio che non riesce a staccarsi dalla retorica più facile (come possiamo vivere felici circondati dal superfluo quando c’è così tanta gente che non ha nulla?).
La scelta di Ozpetek di tenersi lontano dai suoi temi più cari e dalle sue atmosfere più coinvolgenti non ha pagato e Cuore sacro finisce con l’essere un dramma pericolosamente sbilanciato verso l’invasamento religioso e uno dei primi passi falsi del regista dopo un periodo particolarmente positivo (con il picco de Le fate ignoranti) ma purtroppo – vedi anche il recente La Dea fortuna – non l’ultimo…
Voto: 4.5
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