Barriere (2016)
di Denzel Washington
con Denzel Washington, Viola Davis, Jovan Adepo, Russell Hornsby
Denzel Washington nei panni del regista, si è assegnato il ruolo di protagonista principale di Barriere, film che prende ispirazione da una pièce teatrale di August Wilson. La sua origine è piuttosto evidente, visto che la pellicola è fortemente incentrata sui dialoghi e non è che abbondi di ambientazioni differenti, dato che buona parte della vicenda si svolge a Pittsburgh, tra la casa e il cortile dove vivono Troy Maxson (il personaggio a cui dà vita Washington, visto di recente anche in Fino all’ultimo indizio) e la sua famiglia.
Siamo negli anni ’50, la famiglia è composta da persone di colore e governata da Troy “all’antica”, da “padre padrone”, non tanto nella relazione con la moglie (Viola Davis, che per il ruolo ha ottenuto l’Oscar come migliore attrice protagonista) che è in grado di tenergli testa, quanto con i due figli. Con loro – un musicista non di grande successo frutto di un precedente matrimonio e un adolescente con una grande passione per il football – Troy non è in grado di stabilire un rapporto empatico perché ormai il suo carattere è stato indurito da un’esistenza difficile, fatta di rinunce, problemi economici, delusioni e un lavoro massacrante.
Barriere è un film di dialoghi, che scandaglia i rapporti familiari e le relative tensioni tra il protagonista, attorno a cui ruota tutta la pellicola, e coloro che lo circondano, che entrano ed escono dal suo giardino, nel quale è impegnato nella costruzione di un nuovo steccato. La scelta non è casuale perché proprio questa staccionata è la più grande metafora del film. Perché esemplifica il carattere di Troy, bravissimo a creare “barriere” per tenere lontano ciò che lo spaventa (come la morte) ma che, a cause della sua testardaggine e della sua durezza, finiscono anche per allontanare la moglie, i figli e gli amici.
Film di interpretazioni incisive e di parole, Barriere regala momenti dal forte impatto emotivo, una prima parte a ritmo serrato e con una vincente alternanza di momenti drammatici e divertenti. La lunghezza abbondantemente sopra le due ore però contribuisce a fargli perdere d’incisività, con le parole che finiscono per soverchiare le emozioni. Ma siamo comunque in presenza di una pellicola solida, aspra e dura, esattamente come la vita di Troy Maxson.
Voto: 7
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