Trama e recensione di The Substance (2024)
Regista: Coralie Fargeat
Cast: Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid, Oscar Lesage
Invecchiare non piace a nessuno. In particolare ai vecchi… Partendo da questo assioma, la regista Coralie Fargeat – che è del 1976, il che lascia pensare che l’argomento sia per lei piuttosto sentito – costruisce un film che ruota attorno agli insulti del tempo. Insulti che per la protagonista Elisabeth (Demi Moore), un ex stella di Hollywood che è stata grande e che ora non lo è più – e che evidentemente non ha lo stesso amor proprio della Norman Desmond de Il viale del tramonto – non è in grado di accettare. Per questo decide di iniettarsi una sostanza che le fa “partorire” una copia di sé – Sue (Margaret Qualley) – solo più giovane e bella. Le regole da seguire sono semplici ma abbandonare la nuova sé per tornare nei panni della vecchia non è così semplice…
The Substance vorrebbe essere un grido contro la cultura dell’immagine che a Hollywood si sente ancora di più che nella vita di tutti i giorni, il che spiega perché attrici bravissime si siano ridotte a inguardabili maschere di cera pur di correre dietro all’idea di una bellezza che non sfiorisca mai. Ogni riferimento a Nicole Kidman è puramente voluto. Del resto di Anna Magnani orgogliosa delle sue rughe non ne nascono più…
Questo grido, però, arriva forte e chiaro solo nella prima mezz’ora del film, dove ai tormenti di Elisabeth si aggiunge l’ignobile trattamento subito da Harvey, il proprietario della rete televisiva per cui lavora, un Dennis Quaid laido e sgradevole (e che mi ha ricordato Mr. McMahon, il boss della WWE). Nella prima parte il film, realizzato con maestria dalla Fargeat – questo glielo devo riconoscere – tiene alta la tensione e ci conduce per mano nel delirio di Elisabeth, che finisce con l’abbrutirsi e ad accettare trasformazioni mostruose pur di godere della freschezza di Sue… e dell’adorazione che riceve.
Peccato che The Substance poi non riesca a proseguire con la stessa efficacia. Le dinamiche iniziano a ripetersi, il canovaccio perde di interesse e, non a caso, la regista comincia a calcare la mano, propinandoci scene via via sempre più disgustose, che spesso costringono a distogliere lo sguardo.
La strada che porta al baratro del nauseabondo raggiunge il suo acme nell’ultima mezz’ora, tra corpi mostruosi, espulsioni di denti e orride protuberanze del corpo e idranti di sangue a inondare i colpevoli spettatori di uno show. Su di loro si abbatte il corrosivo messaggio di The Substance: non è vero che “giovane è bello”, anche “vecchio è bello” e perfino “mostruoso è bello”, basta andare oltre l’apparenza.
Quale rivoluzione! Peccato che per veicolarlo la Fargeat abbia deciso di mandare tutto in vacca, non solo costringendo chi guarda a sorbirsi scene rivoltanti senza che servano realmente a rendere il messaggio più incisivo, ma anche scegliendo un’attrice come Demi Moore che non ha certo lesinato interventi chirurgici proprio per spostare più in là il temuto momento della vecchiaia. Non a caso ha 62 anni e interpreta una donna di 50 (con le tette – finte – di una di 25)…
Che poi il film abbia vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes resta per me uno di quei misteri insondabili come i cerchi nel grano e i moai dell’Isola di Pasqua…
Voto: 4.5
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