L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (2020)
di Sydney Sibilia
con Elio Germano, Matilda De Angelis, Luca Zingaretti, Fabrizio Bentivoglio, Francois Cluzet
Alla fine degli anni ’60, Giorgio Rosa, ingegnere romagnolo dalle geniali intuizioni e dal carattere poco incline all’accettazione delle regole, decide, con l’aiuto di un amico, di costruirsi la propria isola privata, in mare aperto, a sei miglia dalla spiaggia di Rimini. Quello che è cominciata come un’idea goliardica, lentamente si trasforma in qualcosa di più e l’Isola delle Rose – che altro non è che una piattaforma – diventa prima meta di giovani in cerca di divertimento, poi una sorta di utopica nazione al di fuori delle leggi italiane. La sua collocazione in acque internazionali, infatti, la rende addirittura un potenziale stato indipendente e a questo punteranno Rosa e i suoi amici, cominciando prima a stampare passaporti e francobolli poi, dopo aver suscitato l’irritazione dello stato italiano, portando la causa al tribunale della Comunità Europea per vedere riconosciuto il proprio status di nazione.
Basato su una storia vera, di cui personalmente non avevo mai sentito parlare, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose racconta l’utopia di un personaggio geniale e lo fa attraverso i fatti ma anche grazie a personaggi divertenti e ben caratterizzati.
Se Elio Germano (visto anche in Favolacce e ne L’uomo senza gravità) in salsa romagnola (nei panni di Rosa) si fa apprezzare come sempre, una menzione speciale la meritano Luca Zingaretti e Fabrizio Bentivoglio nei panni dei due politici (Giovanni Leone e Franco Restivo all’epoca dei fatti rispettivamente Presidente del consiglio e Ministro degli interni) pronti a scatenare una guerra per impedire la nascita di questo surreale stato.
Il film di Sydney Sibilia rientra in quella categoria di produzioni che si guardano più per scoprire le vicende narrate che per come sono state realizzate. La pellicola scorre via senza particolari sorprese né situazioni inaspettate, riesce a divertire, soprattutto nella prima parte, e ci mostra come in quel periodo storico il desiderio di ribellione delle nuove generazioni non fosse solo quello dei cortei e delle occupazioni delle università ma anche quello di chi, sfruttando il proprio genio, trovasse comunque un modo per destabilizzare il potere costituito.
Voto: 6
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