Security (2021)
di Peter Chelsom
con Marco D’Amore, Fabrizio Bentivoglio, Maya Sansa, Ludovica Martino
Non c’è davvero nulla che renda Security – nuova produzione Sky ispirata a un romanzo di Stephen Amidon – meritevole di attenzione. Tutto è davvero modesto: dalla messa in scena alle interpretazioni, dalla fiacchezza della trama alla suspance che si attende… invano.
L’originale ambientazioni di Forte dei Marmi viene messa al servizio di una storia che ruota attorno al pestaggio di una adolescente. A cercare di fare luce sull’accaduto è Roberto Santini (un Marco D’Amore lontano anni luce dal suo personaggio di Gomorra tanto è bolso e inespressivo) responsabile della sicurezza e dunque a suo agio nell’analisi delle varie videocamere sparpagliate per la città. La sua (ormai ex) moglie – interpretata da una Maya Sansa tutta occhi sgranati – in corsa per la carica di sindaco, ha tutto l’interesse affinché la colpa ricada sulle spalle di qualche disadattato o indesiderato, perché non vuole rischiare che il suo mentore e finanziatore – un Fabrizio Bentivoglio davvero sprecato in un film così (guardatevelo nell’Incredibile storia dell’isola delle rose che è meglio) – resti invischiato nella vicenda.
Onestamente potrei anche spoilerare la fine, tanto Security non riesce a emozionare né a lasciare con il fiato sospeso. La strada che prende la vicenda è prevedibile e, per allungare il brodo, siamo pure costretti a sorbirci intermezzi sentimentali, riguardanti i protagonisti ma anche personaggi di contorno, tra cui il redivivo Silvio Muccino (no comment). Il tutto condito da dialoghi da soap opera e da qualche bello spot di automobili.
Insomma un film imbarazzante, cui non si riesce a trovare qualcosa di positivo anche mettendosi una mano sul cuore. E che per girarlo ci si sia dovuti affidare a un regista straniero – quel Peter Chelsom il cui unico film decente in carriera è Serendipity – è un mistero senza risposta, che genera comunque più suspance di qualunque scena di Security.
Voto: 2
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