Parasite (2019)

di Bong Joon-ho

con Kang-ho Song, Sun-kyun Lee, Yeo-jeong Jo, Woo-sik Choi, Jowng-eun Lee

 

Il film di Bong Joon-ho ha stravinto la notte della cerimonia degli Oscar, aggiudicandosi quattro statuette e facendo riscoprire l’intera filmografia del regista (si veda anche il suo Memorie di un assassino).

Parasite è davvero un gran bel film e si merita tutte le attenzioni e i riconoscimenti che ha ottenuto dal momento della sua uscita nelle sale. La vicenda della famiglia povera i cui membri, pezzo dopo pezzo, riescono a farsi assumere dall’ingenua e ricchissima famiglia Park conquista immediatamente per il modo subdolo e freddo con cui, prima il figlio Kim Ki-woo e poi via via la sorella, il padre e la madre, riescono a insinuarsi nelle vite e negli affetti dei Park.

E, come i parassiti del titolo, i Ki-taek cercano di succhiare quanto più denaro e agio possibile, provando a riscattare un’esistenza fatta di miseria e privazioni, di ubriachi che pisciano davanti alla loro unica finestra, di scarafaggi che passeggiano sulla tavola e di veleni che bisogna lasciare entrare in casa e respirare nella speranza che quegli scarafaggi muoiano.

Ma, per quanto le azioni dei Ki-taek siano meschine, sono dettate dal mero desiderio di una vita migliore, anche semplicemente raccogliendo le briciole che cadono dalla tavola dei Park. Il prezzo da pagare però è alto, soprattutto per il capofamiglia (interpretato da Kang-ho Song), costretto a inghiottire l’amaro boccone dell’umiliazione, per la sua “puzza di povertà” che sembra perseguitarlo, che solletica e infastidisce le sensibili narici dei ricchi – che non si mischiano con la plebe, che non prendono la metropolitana perché impregnata proprio dell’odore di chi deve sudare per guadagnarsi lo stretto necessario – e che sarà una delle chiavi dell’epilogo finale.

Perché le differenze di classe sono uguali a qualunque latitudine. Così come il grande cinema, a cui Parasite indubbiamente appartiene.

 

Voto: 9