Trama e recensione di Tatami – Una donna in lotta per la libertà (Tatami – 2023)

Registi: Zar Amir Ebrahimi e Guy Nattiv

Cast: Arienne Mandi, Zar Amir Ebrahimi, Jaime Ray Newman, Ash Goldeh, Nadine Marshall

Sempre più spesso gli autori iraniani, mettendo a rischio la propria libertà, cercano di fare conoscere al mondo quella che è la situazione del Paese che, al di là di qualche apertura di facciata, resta dominato da una cultura profondamente religiosa e oppressiva.

La cinematografia iraniana è piena di esempi in questo senso – e se vi serve un compendio delle difficoltà che vive il cittadino medio guardatevi il bellissimo Kafka a Teheran – e questo Tatami – Una donna in lotta per la libertà è un ulteriore tassello.

Il film, intrecciando sport, politica e dramma, narra la storia di una giovane judoka iraniana, Leila (Arienne Mandi), che, impegnata nel campionato del mondo e con ottime possibilità di vincere una medaglia, si trova, suo malgrado, a dover fare una scelta difficile: obbedire alle rigide imposizioni del Governo del suo Paese o seguire i propri sogni e il proprio desiderio di libertà.

I due registi – Zar Mmir Ebrahimi (anche attrice, visto che interpreta Maryam, l’allenatrice di Leila) e Guy Nattiv (di cui ho recensito anche Golda) – si sono voluti concentrare soprattutto sul conflitto interiore della protagonista, dopo che le viene ordinato di ritirarsi dalla competizione per evitare di affrontare un’atleta israeliana (sic!). La scelta assume un significato ulteriormente simbolico visto che i due registi sono uno israeliano e una iraniana

Così quella che è iniziata come una semplice competizione sportiva si trasforma in una battaglia per l’identità e i diritti umani, mentre Leila e Maryam affrontano pressioni crescenti da parte delle autorità religiose iraniane, che non si fanno particolari scrupoli a minacciare e incarcerare le loro famiglie.

Tatami – Una donna in lotta per la libertà – girato in bianco e nero e in formato 4:3 per trasmettere una maggiore sensazione di claustrofobia – regala momenti intensi e struggenti, con una regia che da un lato fa di tutto per mettere in risalto la vulnerabilità e la forza della protagonista ma che dall’altro non trascura le fasi di combattimento sul tatami.

Queste sono uno dei valori aggiunti della pellicola, perché girate con grande realismo, con la telecamera che sembra insinuarsi tra le lottatrici e nei loro kimono, che ruota con i loro corpi durante un ippon e che le scruta da vicino mentre faticano a respirare.

Molto più di un semplice film sportivo, da cui si discosta – come molta cinematografia medio orientale – anche perché rifugge da ogni scelta consolatoria, Tatami – Una donna in lotta per la libertà è una riflessione profonda sulla libertà personale, sull’oppressione e sulla resistenza.

 

 Voto: 7.5